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Comunità energetiche, in arrivo 2 miliardi di investimenti per le rinnovabili, Morello Ritter: «Siamo ancora in tempo per evitare il caos Superbonus»

L’amministratore di Ambico: «Servono certezza, chiarezza e capienza, elementi che a oggi mancano». Salvalaio (GIFT): «Fondamentale poter produrre energia rinnovabile in un punto diverso da dove si consuma». Queste in sintesi le opinioni dei due imprenditori sul tema comunità energetiche, ma vediamo l’argomento nel dettaglio. (fonte ADN Kronos)

Comunità energetiche: un fondo da 2 miliardi e 200 milioni.

Tanto è previsto dal PNRR per finanziare il sistema delle comunità energetiche, veri e propri modelli di solidarietà che permettono di condividere tra diversi soggetti, sia pubblici che privati, la realizzazione di un impianto a energia rinnovabile, beneficiando dell’energia prodotta e autoconsumata. Per la realizzazione sono inoltre previsti degli incentivi che consentono di rientrare più velocemente dagli investimenti effettuati.

Sebbene i soldi a disposizione sembrino molti, va considerato che sono tantissimi i comuni e gli enti locali che si stanno organizzando per la realizzazione di comunità energetiche basate soprattutto sul fotovoltaico, progettando impianti che per convenienza hanno taglia da 1MW, con un costo stimato di 1,5 milioni di euro per singolo impianto. Si tratta di progetti importanti, perché ogni impianto da 1MW può soddisfare il fabbisogno di enti locali e imprese e coprire il consumo di 300 famiglie.

Un ritardo normativo ma attesissimo: una normazione delle tariffe

I decreti che dovevano essere emanati per la regolamentazione delle tariffe incentivanti e delle modalità operative, però, tardano ad arrivare. A riguardo, è significativo il fatto che a oggi in Italia siano un centinaio le comunità energetiche attive, ma che soltanto 16 siano riuscite a completare l’intero iter di attivazione presso il Gse (Gestore servizi energetici), e che, come conferma Legambiente, di queste solo tre – la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di ACEA Pinerolese –abbiano ricevuto i primi incentivi statali.E molti operatori del settore, oggi,temono che si riproponga il caos del Superbonus 110, con decine di diverse interpretazioni normative e ridefinizione delle regole in corsa.

«Certezza, chiarezza e capienza. Sono la ricetta per far funzionare le norme a sostegno degli investimenti», dichiara l’imprenditore Jonathan Morello Ritter di Ambico Srl, società leader negli investimenti sostenibili. «Le comunità energetiche purtroppo peccano su tutti e tre i fronti. Stiamo attendendo chiarimenti da mesi e, a oggi, ci troviamo ancora in un limbo. Le risorse a disposizione del PNRR ammontano a circa 2 miliardi, per un valore, a pieno regime, pari a un migliaio di impianti fotovoltaici. Ecco perché è necessario fare bene i conti per evitare che si ripeta il preoccupante balletto a cui abbiamo assistito col Superbonus 110, senza considerare il possibile proliferare di “professionisti improvvisati in comunità energetiche”, fenomeno che già sta vedendo la luce nel Paese, così come era accaduto, a suo tempo,nell’edilizia».

Comunità energetiche: gli incentivi hanno uno scopo ben preciso

Gli incentivi, tendenzialmente, sono mirati a portare alla piena maturità alcuni settori che non riescono a raggiungerla senza una spinta. Ma il settore delle comunità energetiche sembra aver già raggiunto questo traguardo ancora prima di partire. Gli investimenti nelle comunità energetiche con sistemi fotovoltaici, grazie agli incentivi, dovrebbero rientrare delle spese entro 5 anni. Tuttavia, anche senza queste agevolazioni i tempi di rientro si aggirano comunque attorno ai 7 anni, un intervallo ritenuto comunque buono per gli investitori, considerando che la vita degli impianti fotovoltaici oramai supera i 30.

«Occorre rendere concrete queste norme e queste agevolazioni», spiega Alessandro Salvalaio di GIFT srl, società specializzata in impianti fotovoltaici e comunità energetiche. «La cosa importante comunque è che rimanga per sempre la possibilità di produrre energia rinnovabile in un punto diverso da dove si consuma. Solo così possiamo puntare alla sostenibilità e creare un mercato green che permette alle aziende di investire».

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